Reportage
Alla ricerca dell'identità
Giappone (2011 Aprile)
A un mese dal disastro, i sopravvissuti smettono di piangere perché gli occhi si sono inariditi, iniziano ora la ricerca della loro identità. Da Ishinomaki, Miyako, Kamaishi, Kesennuma.

Al momento del Terremoto di Magnitudo 9, Motoko Iri lavorava nella Fabbrica del Prodotto Marino vicino al porto per pescherecci di Ishinomaki. Mentre stava tornando a casa in auto lo Tsunami le è comparso nello specchietto retrovisore, subito è stata sommersa fino alla cintola, poi salvata. Correndo sul sentiero di un'altura è iniziato a nevicare, in seguito ha passato tutta la notte a tremare nella palestra comunale. Ha perso la sorella, il fratello e il lavoro perché la fabbrica è distrutta. La sua casa si è inclinata ed è stata parzialmente distrutta, pur essendo inabitabile deve continuamente pagarne il mutuo. “Chiunque ha perso la casa è nella stessa situazione” spiega come se si fosse già rassegnata. Adesso vive con sua figlia da un mese mezzo nel rifugio al Liceo Ishinomaki. Si spera di vincere il sorteggio per gli alloggi temporanei, le possibilità sono una su dieci.

In centro Kesennuma devastata. Tanti abitanti tornano dove esisteva la loro casa a cercare i loro oggetti personali o dei ricordi. Nella zona disastrata alcune volte si trova una traccia del passaggio di abitanti o, sulla rovina, i cartelli che indicano la proprietà, il luogo di rifugio e le condizioni attuali della famiglia. Prefettura di Miyagi

"Per un soffio mi sono salvato. Se fosse stato cinque minuti più tardi, sarei stato trascinato dallo tsunami." Eiji Suda, 82 anni, la sua casa è stata spazzata via dall'acqua, per ora ha trovato solo il tetto a 200 metri dalle fondamenta. Con la moglie gestiva un negozio avviato da tanto tempo, vendeva articoli scolastici, oggetti quotidiani e cosmetici. Adesso è rifugiato in casa di suo figlio. Ishinomaki

Syuji Ankai, 45anni direttore di un’impresa di pompe funebri di Sendai. Prende un giorno di ferie e parte per la penisola Oshika di Ishinomaki, dove ha vissuto fino ai 16 anni di età. La penisola è stata il primo punto di impatto dello tsunami, essendo vicinissima al centro del sisma. Nella casa viveva solo la madre di ottanta anni, fortunatamente si è salvata ma la casa è inabitabile.

“Non ci sono più le navi da pesca. I prodotti che ho qui sul banco sono le ultimi cose che avevo nel magazzino, dopo non avrò niente da vendere.“ dice Fusako Kikuchi, 68 anni, nel mercato di pesce di Kamaishi. Ha perso il suo fratellino “bonaccione” della città Yamada per colpa dello tsunami, le lacrime si sono ormai asciugate. “Finche posso lavorare lavorerò, perché quello che dobbiamo fare adesso è andare avanti.” Dice con il sorriso.

Nobuko Furusato ha trovato le fotografie del nipote. “Cerco le cose che non si possono ricomprare ” dice. Lei ha appena compiuto 60 anni, avrebbe fatto un viaggio verso l'Europa per festeggiare il suo anniversario. L'11 marzo, subito dopo il terremoto, è fuggita con suo marito verso la scuola elementare indicata dal comune come rifugio. Intanto è arrivato lo Tsunami e trovandosi in un'insenatura l’acqua è giunta su due fronti Quando l'acqua è arrivata ai loro piedi sono fuggiti verso la scalinata del santuario più alto della zona, hanno iniziato a salire per circa 50 metri senza guardare indietro. “Io ci sono riuscita ad arrivare in cima, ma chi non è riuscito a salire tutta quella scala è stato trascinato dallo tsunami.” A Miyako, in quel momento l’allarme tsunami prevedeva circa 20-30 cm di altezza, il picco massimo registrato è stato di 37.9 metri.

Il tempio Jounenji è situato ai piedi della montagna, a 1 km dalla baia. Lo tsunami è arrivato molto vicino. Da quel momento il tempio è stato affollato da chi che ha perso la casa ed è scappato dalla città, circa 140 persone. Il proprietario del tempio Seikai Takahashi e sua figlia Issei hanno accolto tutti i rifugiati che sono riusciti a ospitare, secondo l’insegnamento di Jodo-shu che consiste nel salvare il popolo nella difficoltà . Si tratta dell’unico rifugio privato del Kesennuma.

Tempio Jounen è di Jōdo shù (La scuola di terra pura), conosciuto anche come Jōdo Buddismo, è un ramo della pura terra buddismo derivato dagli insegnamenti del Monaco giapponese Hōnen. È stata fondato nel 1175 ed è il ramo più ampiamente praticato del buddismo in Giappone. La scuola mirava a salvare il popolo.

Si illuminano i visi dei rifugiati che hanno appena ricevuto in dono una lavatrice degli anni settanta usata. Da più di un mese, a causa della non disponibilità di acqua potabile ed elettricità, lavavano a mano i loro bucati con l’acqua di riserva. Nel giardino del tempio Jounenji – Rifugio. Kesennuma.

Aizu-wakamatsu è una città turistica giapponese che dista 100 km dalla Centrale Fukushima e soffre per l'effetto dell’incidente nucleare.
Il castello Aizuwakamatsu fu creato nel 1384. Nel diciannovesimo secolo i membri del Byakkotai vollero difendere il castello fino alla fine in un combattimento disperato. Nella disperazione terminarono con il seppuku, un rituale per il suicidio in uso tra i samurai.
Il castello Aizuwakamatsu fu creato nel 1384. Nel diciannovesimo secolo i membri del Byakkotai vollero difendere il castello fino alla fine in un combattimento disperato. Nella disperazione terminarono con il seppuku, un rituale per il suicidio in uso tra i samurai.

Contadino di Fukushima che non perde la speranza
Fumio mastica il riso che ha raccolto l’anno scorso. A due settimane dall'incidente, Fumio e la nuora Keiko, consapevoli del rischio, hanno deciso di tornare alla casa di Namie, a meno di 10 km a nord-ovest della centrale Daiichi Fukushima, per prendere gli oggetti personali. Sono partiti a mezzanotte e dopo cinque ore di macchina hanno preso i documenti, i soldi, i tappeti, un quadro, gli strumenti per il tè, i vestiti, un porta stuzzicadenti, alcuni peluches di rane, il riso raccolto l’anno scorso e le foto ricordo.